04 Apr LA STORIA DEL CIOCCOLATO
Il cioccolato, si sa, non è un prodotto italiano, e nemmeno europeo.
Come è noto viene estratto dai semi della pianta del cacao, il cui nome scientifico è Theobroma cacao, che pare voglia proprio dire cibo degli dei. E come dargli torto?!
La pianta ha origini antichissime e, secondo alcune ricerche botaniche, si presume che fosse presente più di 6000 anni fa nel Rio delle Amazzoni e nell’Orinoco. Considerato cibo per privilegiati dai Maya, primi a coltivare la pianta, il consumo di cioccolato era riservato solo ai sovrani, i nobili e i guerrieri, che lo bevevano mescolato con acqua calda. Da questo tipo di preparazione, infatti, pare derivi la parola cioccolato, che letteralmente sarebbe acqua calda, appunto.
Furono gli Aztechi invece ad associare il cacao alla dea della fertilità, concedendo al cibo un potere religioso, ma oltre ad un impiego liturgico all’interno di cerimoniali, la bevanda -o xocoatl– veniva degustata aromatizzata con vaniglia, pepe o peperoncino, con l’effetto di alleviare in parte la sensazione di fatica, grazie alla presenza di teobromina.
Il cioccolato, dunque, in Europa è arrivato molto più tardi. Non è italiano, ma è strettamente legato all’Italia per mano del navigatore Cristoforo Colombo. Pessimo geografo, nel 1502, giunto in America da un po’, fu lui il primo ad imbattersi nella pianta di cacao. Da buon genovese, pur non essendo rimasto soddisfatto del suo sapore, ne portò via una buona quantità che sarebbe stata utile come moneta di scambio. Ma finchè qualcuno non aggiunse dello zucchero alla sostanza amara, non riscosse un grande successo tra i genovesi. Fu il fiorentino Francesco Carletti ad intuire l’odor d’affari intorno al cacao, tanto che cominciò ad importarlo in massicce quantità in Europa, almeno fino a quando non si imposero sul mercato i concorrenti olandesi, preceduti dagli spagnoli, che non evitarono però che in Italia si diffondesse rapidamente la lavorazione del cioccolato.
Risale al 1678 la prima autorizzazione concessa dalla Casa Reale Sabauda a vendere pubblicamente la cioccolata in bevanda. Nel 1802 il genovese Bozelli mise a punto uno strumento idraulico per raffinare la pasta di cacao e miscelarla con zucchero e vaniglia. Nel 1865 proprio a Torino dall’unione tra il cacao e le nocciole nacquero i giandujotti.
Il cioccolato, oggi soprattutto in modo consapevole, è un’esperienza sensoriale a 360°, che copre tutti i sensi, dall’olfatto al gusto, alla vista al tatto, persino l’udito: proprio nessuno, insomma, può sottrarsi al suo fascino.
E unisce, con il suo fascino storico e gastronomico, il Vecchio con il Nuovo Mondo! È proprio il caso di dirlo: le vie del cioccolato sono infinite!